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I TRI-ANGOLI dell'Erasmus |
Un modo "europeo" di fare inclusione a scuola |
di Pellegrino Marco - Inclusione Scolastica |
L'Erasmus Plus (YEAH: Young European in Action, Helping you helping me out) è un progetto europeo che si pone come finalità l'inclusione sociale e la tolleranza e sviluppa al suo interno varie iniziative che coinvolgono gli studenti, considerati come parte attiva e propulsiva in un processo di formazione personale e culturale.
I movimenti migratori che hanno caratterizzato negli ultimi anni gran parte del territorio europeo hanno sensibilizzato maggiormente la Scuola, la quale ha accolto nuove "sfide" educative avviando percorsi e itinerari volti a includere le diverse realtà culturali, linguistiche e religiose.
Tra il 2014 e il 2015, in Erasmus plus sono stati avviati 83 progetti di cooperazione per l'innovazione e lo scambio di buone pratiche volte all'apertura, all'accoglienza, all'integrazione sociale, all'equità, insomma a tutto ciò che si inserisce a pieno nei programmi di lavoro degli istituti scolastici, relativamente all'ambito dell'inclusione dello svantaggio.
Una testimonianza concreta del valore e dell'impatto positivo di tale progetto sul contesto educativo è quella dell'I.C. "Maria Montessori" di Roma. Da anni l'istituto partecipa a progetti di tale natura (Comenius fino all'anno scolastico scorso), attraverso i quali docenti e studenti si ritrovano a condividere esperienze di formazione, a partecipare e ad apprendere in modo sinergico, viaggiando e incontrando realtà scolastiche non molto distanti da quelle vissute, ma comunque portatrici di valori e di contenuti stimolanti e interessanti.
Il confronto genera scambio e arricchimento e gli studenti, in primis, colgono l'occasione per mettere in campo le conoscenze e le abilità apprese, non solo per ciò che riguarda la lingua straniera. L'Istituto "Maria Montessori" è parte di un gruppo di scuole europee partecipanti e provenienti da diverse nazioni: Polonia, Ungheria, Danimarca, Spagna e Lituania.
Nel novembre 2015 una rappresentanza di studenti della secondaria di primo grado, accompagnati da alcuni docenti, ha compiuto la sua prima tappa in Ungheria e dal 3 al 9 marzo è stato l'istituto italiano ad ospitare la delegazione dei Paesi nominati: gli studenti e i docenti stranieri sono stati accolti nei tre plessi che costituiscono l'istituto e sono stati coinvolti in giochi, momenti ricreativi e in altre attività formative, a cui hanno preso parte anche le famiglie.
Presso ciascuna sede è stato allestito uno spazio tematico, "Erasmus corner", che ha visto la collaborazione di tutti gli alunni, espressa con lavori, elaborati e cartelloni illustrativi.
Tre angoli che hanno fatto da trait d'union e hanno rappresentato la "firma" della scuola sul progetto.
Quanti e quali "triangoli" è possibile però individuare in un progetto del genere?
Innanzitutto l'incontro tra docenti, studenti e famiglie si concretizza nelle diverse fasi: preparazione, viaggio, accoglienza e partecipazione alle varie occasioni formative, organizzate presso gli istituti partecipanti.
Gli studenti esperiscono in modo completo, anche se per un periodo breve, la vita nei Paesi ospitanti e si calano nelle realtà a pieno, grazie al contributo di tutte le figure educative.
Si costruiscono delle relazioni proficue e delle situazioni di apprendimento, non solo scolastiche, ma di vita, e tutte le componenti sono coinvolte nel processo di incontro e di scambio.
Docenti ed alunni sono portatori di esperienze e di competenze che utilizzano praticamente durante il viaggio e durante la permanenza nei luoghi: città, nazioni ed Europa sono le dimensioni spaziali che entrano in contatto e consentono soprattutto agli studenti, cittadini d'Europa, di percepire le differenze e di cogliere le caratteristiche. È importante che l' "Europeità" venga vissuta in modo tangibile, dato che la Scuola e la formazione sono proiettate ad un livello territoriale più ampio, che supera i confini del singolo Stato, e si sostanziano di scelte a carattere sovranazionale.
Partecipare a tale progetto vuol dire "giocare" un ruolo da protagonisti, dunque attivo, operativo, concreto; ciò trasmette ai discenti il valore che hanno le conoscenze apprese in aula, perché in un contesto diverso bisogna sperimentare la capacità di risolvere situazioni, di affrontare la realtà e di tessere relazioni nel "qui ed ora": solo così si ha la prova delle competenze di cui si è in possesso, quelle che rendono autonomi e in grado di superare i confini del sapere e del saper essere.
Progetti così durano un anno e allo stesso tempo una vita.
di Marco Pellegrino,
docente di sostegno e formatore, I.C. "Maria Montessori" di Roma
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