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La didattica per competenze |
Cambia il modo di vedere le cose! |
di De Angelis Giovanna - Organizzazione Scolastica |
"Ho già frequentato negli anni precedenti molteplici corsi di formazione.
E' ora che le nuove insegnanti, quelle giovani, si mettano in discussione!";
"Io insegno già utilizzando la didattica per competenze!";
"Come riesco, insegnando anche per competenze, a completare il programma?";
"E i progetti e i laboratori e le attività di recupero, di potenziamento?";
"I ragazzi di oggi sono ingestibili, poco educati e le classi sempre più numerose e con alunni H, BES, DSA, ADHD e chi più ne ha più ne metta...ci mancavano solo le competenze!";
"Tanto ai legislatori cosa interessa, in classe ci siamo noi! Ogni giorno ne trovano una!".
I docenti, come tutti i lavoratori di qualsiasi settore, dinanzi a nuove prospettive, modalità operative e nuove sfide generazionali, hanno due modalità di reazione: affrontare le novità mettendo in discussione se stessi e il proprio modus operandi oppure attuare l'evitamento, facendo finta cioè che il cambiamento non interessa loro per una molteplicità di motivi, alcuni dei quali sopra esposti sicuramente in maniera ironica e semplicistica, ma probabilmente non troppo distanti dalla realtà delle nostre scuole.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un fiorire di svariati articoli su riviste specializzate del settore scuola e pubblicazioni di testi e guide per insegnanti che hanno cercato di illustrare, soprattutto in maniera teorica, l'utilizzo della didattica per competenze. I libri di testo, a parte qualche piccolissima e lodevole eccezione, hanno continuato ad ignorare allegramente la rivoluzione che stava avvenendo, continuando a perpetuare la consueta e rassicurante metodologia per conoscenze, puntando principalmente ai contenuti, alle immagini che corredano i testi, al formato, alla qualità della carta del libro da proporre o, al massimo, allegando il libricino operativo e quello di lettura al libro di testo principale.
Ma gli insegnanti si sono lasciati confondere e distrarre dalla superficialità e dall'apparenza? Per fortuna no. Molti docenti, dalla scuola dell'infanzia all'università, hanno discusso fra loro, si sono confrontati e, spesso, auto-formati, cercando di trovare da soli o in piccoli gruppi, durante gli incontri delle varie commissione o dei dipartimenti, nelle proprie scuole o sotto la guida di qualche dirigente illuminato, soluzioni operative che permettessero loro di dare un senso a ciò che la normativa italiana ed europea richiede ormai da anni e che la realtà vera e tangibile dei propri gruppi classe suggerisce e propone.
Per questa ragione, quando la L.ge 107/2015 comma 124 ha di nuovo reso la formazione in servizio dei docenti di ruolo obbligatoria, permanente e strutturale e stabilito che le attività di formazione definite dalle singole istituzioni scolastiche fossero in coerenza con il piano triennale dell'offerta formativa e con i risultati emersi dai piani di miglioramento delle istituzioni scolastiche, ogni scuola si è attivata alla ricerca di corsi di formazione che potessero soddisfare le loro richieste e le necessità formative dei propri insegnanti, o almeno, di una parte di essi.
Invitata da una cara amica ed ex-collega, ora dirigente scolastica, ad assistere al primo incontro di presentazione del corso "Didattica per competenze", realizzato dall'ente di formazione Sysform in collaborazione con Giunti, sono rimasta subito piacevolmente colpita dalla capacità dei formatori di catalizzare l'attenzione di un intero collegio dei docenti che, nonostante la sua propensione endemica alla distrazione e al brusio, manteneva viva l'attenzione ponendo domande ed intervenendo in maniera contestuale. Nel frattempo, anche all'interno della scuola dove insegno ci si stava indirizzando verso la scelta dello stesso corso di formazione, al quale abbiamo aderito in venticinque, tutti insegnanti della scuola dell'infanzia e della primaria, con un'evidente incompletezza formativa, venendoci a mancare il giusto raccordo con i colleghi della secondaria di primo grado.
Cosa ho apprezzato maggiormente del corso?
Sicuramente, la dinamicità delle lezioni in presenza e la costruzione di un percorso formativo step by step.
Accanto alla parte teorica, alleggerita anche visivamente da slides ben costruite e da una accurata scelta di immagini che sono rimaste ben impresse nella mente, è stata combinata la teoria con la pratica; abbiamo messo le "mani in pasta", cercando di dare senso pratico alla didattica per competenze, al fine di realizzare percorsi da riproporre ai nostri alunni in classe, il tutto attuato a difficoltà crescente, mettendo un mattoncino dietro l'altro, in modo da non spaventare e far arretrare nuovamente quegli insegnanti che, non senza qualche remora, si erano avvicinati al corso.
Il percorso formativo è stato così ben costruito che, dopo aver consegnato il "compito" assegnatomi, che credevo di aver svolto al meglio delle mie possibilità, durante la lezione successiva quando sono state fornite nuove informazioni e dateci ulteriori delucidazioni, mi sono accorta da sola, seduta stante, delle modifiche e delle migliorie che avrei potuto apportargli. Mano a mano che aumentavano le mie consapevolezze, anche di azioni che in realtà già mettevo in atto in classe da anni, diveniva tutto più semplice, dal linguaggio condiviso con i colleghi del corso alla volontà di tornare in classe e proporre ai miei alunni l'unità di apprendimento o il compito significativo che avevo elaborato per loro.
Lavorare utilizzando la didattica per competenze è, quindi, possibile?
Assolutamente sì!!!
Occorre solo cambiare il modo di vedere le cose.
Bisogna avere la capacità di saper progettare prima, di predisporre griglie di osservazione, rubriche di valutazione: è un lavoro iniziale che poi può essere utilizzato nuovamente anche modificando il compito da proporre.
Non solo, ci si accorge finalmente delle effettive necessità formative dei nostri alunni, si scoprono in loro capacità e abilità che con la tradizionale didattica trasmissiva non riusciremmo a vedere, nonostante siano sempre gli stessi alunni quelli che abbiamo dinanzi.
Si impara a mettersi nei panni dei nostri ragazzi, a riflettere sul nostro modo di presentare loro attività che siano veramente comprensibili, né troppo semplicistiche, ma nemmeno troppo complesse.
Si comincia finalmente a capire che, se ci sta veramente a cuore il loro benessere, cosa di cui io sono fermamente convinta, non dobbiamo sempre pretendere che siano loro a doversi adattare a noi e al nostro modo di insegnare.
Dobbiamo essere anche noi docenti a dover sdoganare le assolute certezze e convinzioni che ci portiamo dietro con gli anni di esperienza, divenendo flessibili, adattabili, cominciando finalmente a guardare un pochino al di là del nostro naso, ricordandoci sempre che ogni bambino è unico e speciale e possiede un dono e che è proprio nostro il compito di aiutarlo a scoprire quale esso sia.
Giovanna De Angelis, docente IC Fara Sabina - Rieti
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