Questa volta, mi riesce più difficile scrivere perché devo parlare di qualcosa che funziona e ciò che funziona di solito è poco interessante.
Sono stata all'incontro di redazione di questa rivista, come "voce genitoriale" ormai consolidata e lì il mio idealismo galoppante ha avuto un bello sprint e, tuttavia, si è riempito di contenuti fattivi.
Lì, davanti ai miei occhi, c'era la Scuola, rappresentata nei suoi diversi ambiti: dirigenziale, docente, amministrativo.
Lì, ho incontrato persone preparate, interessate, autocritiche, reattive, partecipi, motivate, curiose, appassionate, divertenti. Lì, mi sono incantata a sentir parlare di competenze, progetti, "funzioni meta cognitive", "convinzioni limitanti" e, cullata da tutto ciò, sono entrata in una sorta di trance, di dimensione estatica ed extracorporea, completamente scollegata da un contesto reale.
Tornata in me, è stato come se mi risvegliassi da quei bei sogni che non vorresti mai lasciare. Mi sono ricalata nella realtà e ho proprio urlato con la mia solita foga: "sì, ma un momento, a sentirvi parlare di queste cose meravigliose, sembra che la scuola sia così: propositiva, vitale, costruttiva, ma questo non è vero! Voi, la scuola elementare a cui praticamente tutte appartenete, siete un'isola felice e marziana che non trova continuità al di fuori, nei cicli superiori!" Il pianeta Scuola, in effetti, è popolato da poca competenza, poca voglia di confronto, di studio, di progettualità. La Scuola è quello che è, pochi hanno voglia di costruire una scuola possibile: ci si lamenta ma poi fa anche comodo lasciare le cose come stanno, è molto meno faticoso.
Ripensando tra me a ciò che avevo visto e sentito, però, e raccontandolo con la passione che mi contraddistingue, mi si è accesa una lampadina, che ha illuminato il "bicchiere mezzo pieno": - caspita - mi sono detta - io la vedo dal punto di vista negativo, ma, capovolgiamo la prospettiva. La Scuola possibile esiste già, è quella a cui ho assistito, ci ho parlato, mi ci sono confrontata come faccio tutti i giorni, era sotto ai miei occhi; non è una realtà da costruire, ma un virus esistente e vivo, che deve fare solo il suo mestiere, cioè quello di contaminare, di infettare il più possibile, anche se questi sono termini che normalmente hanno accezioni negative, anche e soprattutto al di fuori del proprio ceppo, con tutte le forze e le risorse di cui dispone.
Io ci vivo in questa scuola possibile e ci lavoro, alla mia maniera, e, "perché no?", voglio continuare a contaminare con le mie idee e i miei ideali sempre più genitori, sempre più insegnanti, fino ai più alti gradi dell'Istituzione, voglio trasmettere questo "male" ai miei figli, perché la scuola possibile che già esiste diventi.. la scuola e basta...!
Lucia Giovanna Paci Genitore nel IV Municipio - Roma
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